Parliamo della nostra terra
Sito Web partecipante al Premio Gianni Massa 2024, realizzato dagli alunni della 5^B dell'Istituto di Istruzione Superiore TECNICO-ECONOMICO-TECNOLOGICO "Michelangelo Buonarroti" di Guspini-Serramanna.
Prima di proseguire con i contenuti che verranno affrontati nella seguente pagina, vi invitiamo a visionare il video sottostante, realizzato sempre da noi, che affronta lo stesso tema introducendolo.
1 - Disuguaglianze territoriali e spopolamento
A livello territoriale, secondo gli ultimi dati Istat, la Sardegna è suddivisa in 377 comuni e 4 province, e la popolazione occupa per circa il 50% piccole città e sobborghi, mentre il 32,9% si trova nelle aree rurali. Il numero degli abitanti in Sardegna è in continua diminuzione ormai da anni, abbiamo analizzato i dati sul censimento della popolazione degli ultimi 30 anni, e abbiamo riscontrato un calo demografica di quasi centomila persone. Solo dal 2020 al 2023 la perdita è stata di quasi il 2,5%. Lo spopolamento è un problema che affligge la Sardegna da molti anni, in particolare la parte più colpita è stata l’entroterra dell’isola, questo perché a partire della metà del novecento, con la nascita dei primi centri turistici costieri, le persone hanno iniziato a spostarsi dal centro verso le coste. Ma non si tratta solo di questo.
Da molto tempo ormai, i ragazzi sardi si spostano dalla Sardegna sia per motivi lavorativi che per motivi di studio. In passato studiare fuori dall’Italia era visto come un privilegio, ad oggi invece è considerato un problema, perché sempre più ragazzi si spostano dal territorio Sardo e sempre meno tornano a lavorare nell’isola, perché notano la mancanza di possibilità rispetto al resto dell’Italia e all’estero. I comuni di Bonnanaro, Ollolai, Romana, Montresta e Nulvi hanno aderito al progetto sociale e immobiliare che prevede di mettere a disposizione delle case acquistabili ad 1 euro, in cambio gli acquirenti si impegnano a ristrutturare l’immobile o ad abitarlo per lungo periodo, in questo modo si contribuisce a ridurre lo spopolamento di questi paesi. La Regione, per cercare di superare questo problema, ha iniziato nel 2022 a stanziare dei fondi dedicati ai comuni con meno di tremila abitanti: in totale sono stati stanziati 360 milioni di euro per il periodo tra il 2022 e il 2025. Questi fondi servono a fornire sostegno alle famiglie che abitano o si trasferiscono in uno dei comuni coinvolti per ogni figlio nato o adottato. Inoltre questi fondi forniscono supporto nell’acquisto o nella ristrutturazione delle case o nello sviluppo di aziende nei territori interessati. Questa mossa ha come proposito quello di invogliare le persone a non abbandonare il proprio territorio, o a trasferirsi in questi comuni, rilanciando l'economia.
1.1 - Continuità territoriale
Per continuità territoriale si intende la capacità di garantire un servizio di trasporto (aereo o navale) che non pregiudichi i cittadini residenti nei territori più svantaggiati. E’ proprio l’articolo 16 della costituzione a dirci questo: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.“ Allora perché nel duemilaventiquattro stiamo ancora parlando dei problemi relativi alla scarsità dei trasporti? La Corsica a differenza della Sardegna, dispone di ben quattro aeroporti disposti equamente nel territorio, tramite questi aeroporti è più semplice per i corsi raggiungere città francesi importanti come Parigi, Nizza e Marsiglia; inoltre i voli sono gestiti da una compagnia aerea chiamata Air Corsica.
In Spagna i residenti delle isole come Ibiza, Maiorca o le Canarie ricevono degli sconti sui trasporti fino al 75% e alle famiglie numerose viene anche concesso anche un extra sconto del 5 o del 10% a seconda del caso. Inoltre non c’è alcun monopolio sulle rotte, pertanto si può scegliere tra diverse compagnie. In Portogallo la situazione in passato era molto simile a quella sarda. Isole come Madeira, per raggiungere il continente, dovevano pagare biglietti molto alti e gli orari di viaggio erano stabiliti dal governo. Successivamente le amministrazioni delle isole portoghesi hanno deciso di rivoluzionare il sistema prendendo spunto da quello spagnolo, garantendo quindi costi inferiori ai viaggiatori. Se la Sardegna dovesse riuscire ad applicare questi sistemi, il problema degli spostamenti, quantomeno quelli che avvengono per via aerea, si potrebbe risolvere. Per ora le uniche agevolazioni di cui la nostra isola dispone sono dei contributi per il raggiungimento degli aeroporti Fiumicino e Linate.
2 - Il perdurare della crisi economica dell'Isola
L’economia della Regione è basata principalmente sul settore terziario, ovvero il settore inerente ai servizi turistici, bancari e finanziari, seguito dal settore secondario, che riguarda le industrie e infine dal primario, con agricoltura e pesca. A livello di esportazioni, durante la pandemia c’è stata una netta diminuzione, mentre dall’anno successivo sino ad oggi, c’è stato un netto miglioramento; in particolare all’estero vengono richiesti i raffinati del petrolio come bitumi, carburanti e lubrificanti. L’importazione invece ha raggiunto una spesa di 7 miliardi e mezzo nel 2021 e il principale prodotto richiesto è il petrolio grezzo. La Sardegna è però da diversi anni che si trova ad affrontare il problema dell’inflazione. Il PIL regionale non ha visto grandi miglioramenti neanche dopo il periodo pandemico e secondo la più recente raccolta di dati Istat, almeno un terzo della popolazione sarda lamenta uno scarso potere d’acquisto e quasi insufficiente quantità di risorse, rendendo la regione Sardegna una delle regioni più in difficoltà. La crisi economica in Sardegna ha colpito diversi settori come quello agricolo, turistico, industriale, lavorativo ed energetico. Una delle più grandi ricchezze dell’isola, ovvero la ricchissima quantità di minerali sotto terra, non può essere più sfruttata a causa della chiusura delle varie miniere, che hanno fatto da colonna portante nell’economia dell’isola nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo.
2.1 - Carenza dei servizi indispensabili
La penuria di servizi indispensabili è un problema che ormai da tempo persiste nella regione Sardegna. La Regione Autonoma della Sardegna ha una Carta dei servizi che definisce i servizi erogati e gli standard di qualità che devono essere rispettati. Nonostante la Carta dei servizi, in ambito sanitario, troviamo una situazione ben più che problematica.
Infatti, nell’ultimo decennio sono state organizzate delle riunioni da parte di operatori sanitari, cittadini e anche comitati italiani, dove è stata richiesta l’adozione di misure che siano in grado di salvaguardare e migliorare la sanità della regione della Sardegna. Il principale problema che affligge la Sardegna nell’ambito sanitario è la mancanza di personale. I dati raccolti attorno al febbraio 2023 riportano che in diversi comuni sardi troviamo la mancanza di un medico di base dovuta soprattutto al loro pensionamento, oppure all'abbandono anticipato. La mancanza di personale medico e infermieristico inoltre ha costretto diversi centri di cura mentale a chiudere. Sarebbe dunque necessario, per colmare questo problema, assumere più personale con una corretta retribuzione e un buon piano di formazione per i medici e per il personale, a partire dall’università, sia per quanto riguarda l’accesso all’università che per i corsi di specializzazione.
3 - Investimenti territoriali nell'ambito delle energie rinnovabili
L’energia è un elemento essenziale all’interno delle società moderne e costituisce una delle principali fonti di emissioni di gas, contribuendo all’aumento dell’effetto serra.In Sardegna, verso gli anni ‘70 del 1900, ebbe inizio un periodo in cui si diede il via allo sviluppo di grandi impianti industriali, che richiesero grandi quantità di energia da fonti fossili. Tuttavia lo sviluppo di impianti a carbone e le attività estrattive hanno comportato un effetto fortemente negativo sull’ambiente. Verso gli anni 2000 la produzione energetica aumentò soprattutto grazie a fonti rinnovabili come ad esempio il fotovoltaico e l’eolico. Purtroppo l'energia prodotta da fonti fossili non si è ridotta di un granché, di conseguenza ci sono state delle conseguenze per la salute della società. Per migliorare la capacità di scambio di energia con la penisola, garantendo quindi una maggiore stabilità della rete elettrica, nel 2011 si è deciso di collegare la Sardegna con il Lazio, mediante la costruzione del cavo sottomarino SA.PE.I (Sardegna-Penisola-Italia), che andò a sostituire l’ormai obsoleto collegamento “elettrico” SA.CO.I (Sardegna-Corsica-Italia), entrato in funzione nel 1968. Ad oggi la domanda elettrica è composta per un terzo da fonti rinnovabili. Inoltre la regione Sardegna riesce a produrre un eccesso di energia elettrica, la quale il 30% viene esportato attraverso i cavi sottomarini.
Sono però ancora in funzione le due centrali a carbone di Fiume Santo e Grazia Deledda, che però entro il 2025 dovranno essere chiuse proprio per motivi di sostenibilità. Se la Sardegna decidesse di diventare completamente rinnovabile, il fotovoltaico e l’eolico sarebbero le fonti più sfruttate; oltre a queste, anche gli impianti idroelettrici potrebbero produrre una buona quantità di elettricità grazie alle correnti marine. Sul piano dei trasporti, ci sarà un utilizzo massiccio di veicoli elettrici per lo spostamento, mentre per il riscaldamento, oltre alle pompe di calore, si potrebbe optare per delle caldaie collegate a pannelli solari termici. Questo scenario altamente sostenibile potrebbe comportare benefici dal punto di vista della salute con la riduzione del gas serra e anche dal punto di vista lavorativo, perché i posti di lavoro aumenterebbero. Se invece si decidesse di non cambiare, le condizioni resterebbero praticamente le stesse se non peggio, la rete elettrica non subirebbe variazioni significative, i trasporti continuerebbero ad inquinare. I costi per il riscaldamento e la cottura del cibo aumenterebbero a dismisura perché con le fonti fossili in esaurimento, il prezzo del gas aumenterebbe. Ma i danni maggiori si potrebbero verificare nei confronti della salute dell’ambiente e delle persone, a causa del cambiamento climatico che comporterebbe un aumento ancora maggiore della temperatura. La qualità dell’aria, specialmente nei centri abitati sarebbe destinata a peggiorare e inoltre nelle coste dell’isola sarebbe necessaria la costruzione di rigassificatori, ovvero degli impianti industriali che riportano il gas dallo stato liquido allo stato gassoso, perché durante i viaggi marittimi, per facilitarne lo spostamento, il gas viene liquefatto.
Abbiamo avuto anche l'idea di raccogliere delle testimonianze di alcune persone che si son dovute spostare dalla Sardegna per vari motivi, e abbiamo deciso di riportarle qui sotto:
Enza Langiu - ex direttore presso una scuola secondaria di primo grado. Età: 62 anni
Qual è stato il motivo principale che l'ha spinta a lasciare la Sardegna ?
Io sono nata e cresciuta in Svizzera, dove i miei genitori si erano trasferiti da Anela intorno alla fine degli anni cinquanta. Pur vivendo nella parte tedesca della Svizzera, eravamo soliti frequentare altri italiani spesso conosciuti sul posto di lavoro. Mia madre era impiegata presso una fabbrica che produceva scatole per cioccolatini, mentre mio padre lavorava presso una fabbrica tessile, lavoro che poi ha ripreso a fare una volta che siamo tornati in Sardegna.
Per quale motivo ha deciso di ritornare a vivere in Sardegna ?
Sono tornata a vivere in Sardegna all’età di sei anni perché la mia famiglia non voleva che perdessi i legami con la terra sarda. Tuttavia, anche durante la mia permanenza in Svizzera (Zofingen - Svizzera tedesca), ero solita tornare ad Anela per brevi periodi, dove ad aspettarmi c’era mia nonna e il resto della mia famiglia.
Sandro Corso - ex docente di italianistica all’estero presso l'università di Edimburgo.
Qual è stato il motivo principale che l'ha spinta a lasciare la Sardegna ?
Il desiderio di sviluppare al meglio tutte le potenzialità, sia personali che professionali. Non mi pareva di trovare infatti sufficienti spazi in Sardegna.
Per quale motivo ha deciso di ritornare a vivere in Sardegna ?
Ovviamente l'amore per la terra sarda, maturato anche dall'aver potuto rimpiangere quegli aspetti che, vivendo altrove, non sempre si apprezzano. Una spinta è venuta anche dal desiderio di contribuire, per quanto ho potuto, ad inserire pratiche apprese in contesti lavorativi esteri nei nostri modelli organizzativi (che continuo a trovare generalmente carenti). Preciso tuttavia che non mi sono mai sentito un "esterofilo" che tende a screditare la cultura di provenienza, ma al tempo stesso ho ammirato aspetti particolari nelle civiltà straniere in cui ho interagito.
La sua esperienza all'estero in che modo è stata influenzata dall'essere nato e cresciuto in un’isola come la Sardegna ?
E' stato un elemento positivo. Innanzitutto mi ha fatto capire molto presto che la qualità dei miei percorsi nel sistema di istruzione locale (univ. di Cagliari) non aveva nulla da invidiare ad altri percorsi comunemente considerati migliori. Inoltre, il tipico orgoglio isolano nel "non chiedere/non dovere niente a nessuno" mi ha sempre spinto a non risparmiarmi sia nello studio che nel lavoro. Devo dire di aver sempre attribuito alla mia estrazione sarda per le mete conseguite.
E la sua carriera in breve?
La mia formazione scolastica ed universitaria è avvenuta a Cagliari, dove ho conseguito 2 lauree (Lingue e letterature straniere e Lettere moderne). Da laureando, ho trascorso un anno a Cambridge per la ricerca per la tesi. Mi sono specializzato a Venezia Ca' Foscari, dove ho conseguito un Master's biennale (Linguistica e glottodidattica). Infine ho conseguito un dottorato (PhD) all'università di Edimburgo. Ho vinto il concorso per l'insegnamento nei licei abbastanza presto. Ho successivamente vinto il concorso per l'insegnamento negli istituti di italianistica all'estero, con incarico quinquennale all'università di Edimburgo. Al termine del mandato, ho sostenuto e vinto il concorso a preside, ed ho esercitato tale funzione in scuole superiori per circa sette anni. Successivamente, sempre a seguito di pubblico concorso, sono stato assegnato al Dipartimento per la promozione culturale del Maeci (Ministero degli affari esteri e cooperazione internazionale), con sede di lavoro presso il Consolato Generale di Chicago e responsabilità nel Midwest degli USA (16 stati in totale), dove ho vissuto e lavorato per 6 anni. Nel 2020 (durante l'emergenza Covid) ho optato per il rientro, chiudendo la carriera come preside di Liceo. Attualmente mi occupo di ricerca, con interesse prevalente per argomenti attinenti la relazione tra lingue ed identità.
Daniele Deidda - studente universitario di Scienza e tecnologie multimediali di Pordenone. Età: 21
Qual'è stato il motivo principale che l'ha spinta a lasciare la Sardegna ?
Sono partito per motivi di studio in quanto il corso di studi che volevo intraprendere non veniva offerto da nessun ateneo in Sardegna.
In futuro hai intenzione di ritornare in Sardegna?
Assolutamente sì, è un obiettivo che mi sono fissato prima di partire ed è alimentato giorno dopo giorno dalla possibilità di lavorare in smart working.
La sua esperienza all’estero in che modo è stata influenzata dall’essere nato e cresciuto in un’isola come la Sardegna?
Non essendomi mai spostato dalla Sardegna la mia esperienza inizialmente non è stata semplice perché sono uscito dalla comfort zone che mi ero costruito sull’isola. Ad oggi sono passati 3 anni e nonostante mi sia abituato al nuovo posto, continuo a non vedere l’ora di tornare a casa. Mi sento inoltre di dire che il nord Italia mi ha aperto gli occhi; non cambierei mai e poi mai il posto che mi ha cresciuto, però a malincuore devo dire che oggettivamente la Sardegna non offre ai ragazzi tutte le opportunità che può offrire la penisola.